Biodesign: dream or reality?
È possibile guardare il futuro volgendo lo sguardo al passato? Innovare le tecnologie e i materiali mantenendo invariata la passione trascritta nel nostro DNA e nei prodotti che rappresentano l’Italia nel mondo, da sempre? La creatività e il know-how, portavoci della nostra originalità, potrebbero essere la spinta propulsiva di una rivoluzione della moda?
Forse sì, e anche se in questi giorni di microrganismi non vorremmo proprio sentirne parlare, probabilmente tra qualche tempo saranno i nostri alleati perfetti. Il percorso che stiamo affrontando attraverso le lezioni online organizzate dal Biella Master, ci ha proiettati in un futuro che sembra ormai prossimo, in cui tecnologia e biologia si incontrano: il biodesign.
Al solo pensiero di un collega tintore batterio, o di un fungo filatore potremmo pensare di essere sul set di un film di fantascienza, invece dovremmo abituarci, perché probabilmente saranno proprio questi piccoli esserini ad affiancarci nella nuova produzione dei tessuti Made in Italy. Le fibre naturali di cui trattiamo nei nostri articoli hanno, ognuna a suo modo, straordinarie proprietà che non sono altro che un dono della natura. La natura è molto “smart”, tutto ciò che è possibile anche solo immaginare, essa ha già provveduto a farlo. Ebbene, nel corredo genetico di questi organismi viventi sono conservati secoli di selezione che la natura ha provveduto scientemente a perfezionare. Queste informazioni sono contenute all’interno di cellule in sequenze specifiche, chiamate geni, che vengono lette e tradotte per costruire tutte le strutture viventi attraverso percorsi biologici complessi. L’idea è quella di isolare, grazie alle tecniche dell’ingegneria genetica, le sequenze di DNA d’interesse e impiantarle in altri organismi che, utilizzandole, potrebbero essi stessi produrre nuovi materiali più sostenibili.
È così che alcuni capi in seta di ragno sono stati realizzati. Studiando la proteina della seta di ragno, alcuni ricercatori sono riusciti a sviluppare sequenze genetiche che potevano riprodurla, in seguito impiantate nelle cellule del lievito. Grazie ad un processo di fermentazione, è possibile ottenere una grande quantità di queste ragnatele “artificiali” quindi successivamente filarle.
Inoltre, il batterio Streptomyces Coelicolor è in grado di produrre un antibiotico che, a seconda dell’ambiente in cui avviene la sintesi, ha un colore blu, rosa o viola. Questo biopigmento è già stato utilizzato per la tintura della seta e potrebbe in futuro ridurre notevolmente l’impatto che i processi di tintura hanno sull’ambiente.
Anche l’ecopelle nasce dal micelio, e per coltivarlo sono necessari processi che prevedono l’utilizzo dei rifiuti della coltivazione della canna da zucchero, che i funghi utilizzano come alimenti. Al momento i tessuti fatti con pelle di fungo risultano meno resistenti della pelle tradizionale ma più morbidi, più traspiranti e più impermeabili.
Il Biodesign rappresenta un nuovo modo di concepire il design utilizzando sistemi biologici per produrre materiali innovativi e
facilmente compostabili a fine vita. Stiamo sognando, o forse no… Decidete voi.
Is it possible to look to the future by looking to the past? Is it possible to innovate technologies and materials while keeping unchanged the passion transcribed in our DNA and products that represent Italy in the world? Could creativity and know-how, spokesmen of our originality, be the driving force of a fashion revolution?
Maybe yes, even if, in these days, we do not really want to hear about microorganisms, probably in some time they will be our perfect allies. The path we are facing through the online lessons organized by the Biella Master has projected us into a future that seems now close, in which technology and biology meet: the biodesign.
Just the thought of a fellow bacterial dyer, or a spinner fungus make us think that we’re on the set of a science fiction movie. Instead we should get used to it, because it will probably be these little creatures to support us in the new production of the Made in Italy fabrics. The natural fibers we treat in our articles have, each in its own way, extraordinary properties that are nothing but a gift of nature. Nature is very “smart", all that is possible even just to imagine, nature has already done it. Well, in the genetic makeup of these living organisms are preserved centuries of selection that nature has provided knowingly to perfect. This information is contained within cells in specific sequences, called genes, which are read and translated to construct all living structures through complex biological pathways. The idea is to isolate, thanks to the techniques of genetic engineering, DNA sequences of interest and implant them in other organisms that, using them, could themselves produce new materials more sustainable.
That’s how some spider silk garments were made. By studying spider silk protein, some researchers were able to develop genetic sequences that could reproduce it, later implanted in yeast cells. Thanks to a fermentation process, it is possible to obtain a large amount of these artificial webs i.e. then spin them.
In addition, the bacterium Streptomyces Coelicolor is able to produce an antibiotic that, depending on the environment in which the synthesis takes place, has a blue, pink or purple color. This biopigment has already been used for silk dyeing and could in the future greatly reduce the impact that dyeing processes have on the environment.
Even the faux leather comes from mycelium, and to cultivate it there are necessary processes that provide for the use of waste from the cultivation of sugar cane, which mushrooms use as food. At the moment, the fabrics made with mushroom leather are less resistant than traditional leather but softer, more breathable and more waterproof.
Biodesign represents a new way of conceiving design using biological systems to produce innovative and easily compostable materials at the end of life. We are dreaming, or maybe not… you decide.