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Mohair: soft shine!


Una delle fibre più antiche utilizzate dall’uomo è il mohair; simile alla seta per lucentezza e alla lana per morbidezza, questa fibra è prodotta dalla capra d’Angora, il cui nome deriva molto probabilmente dalla capitale della Turchia, Ankara. Il suo utilizzo risale a tempi antichi, come desumibile dalle citazioni dei testi biblici, nei quali si riferisce l’utilizzo del lucente vello di questa capra per tessere le tende del tabernacolo ebraico.

Il vello della capra d’angora è candido e lucente e se ne ipotizza l’origine a seguito di una mutazione genetica praticata sul pelo di una capra originaria del Turkestan. I colori erano inizialmente molto vari, mentre oggi il mantello bianco è il predominante.

Analogamente a quanto fece la Cina per migliaia di anni con la seta, la Turchia proibì per un lunghissimo periodo l’esportazione di questi preziosi animali, finchè nel 1838 un piccolo numero di femmine e maschi castrati fu esportato in Sudafrica. Fortunatamente, una delle femmine diede alla luce un maschietto e da qui ebbe inizio l’industria sudafricana del mohair. L’allevamento di capre d’angora si è successivamente diffuso anche in Texas, ma è soprattutto in Sudafrica che oggi si trovano le razze più pregiate. Il mohair sudafricano si distingue per la lucentezza, la pulizia e l’uniformità delle fibre e per l’assenza di impurità. Altra caratteristica importante è l’elevata resistenza alla piega che perciò lo rende adatto alla produzione di capi ingualcibili.

Il mohair trova ampio utilizzo sia nella maglieria che nella produzione di tessuti: per i tessuti più fini si utilizza il kid mohair, cioè la fibra ottenuta dalla prima tosa dell’animale, che ha luogo entro i primi dieci mesi di vita. Dal più fine kid mohair, con una finezza di 24 micron, fino al mohair adulto di 36 micron, si tratta di una fibra molto richiesta dalle industrie tessili per la sua versatilità, che permette di produrre un’ampia gamma di capi diversi, dai lussuosi abiti da uomo, alle fini maglie da donna.

Attenzione, carissimi lettori, durante i vostri acquisti, a non confondere il mohair con l’angora, che è invece il vello dell’omonimo coniglio. In etichetta il mohair è indicato con la sigla WM, mentre l’angora con WA.

Il ciclo di articoli dedicati a queste meravigliose fibre nobili si conclude qui. Ci avete seguito in tantissimi e ne siamo davvero orgogliosi. Speriamo di avervi trasmesso il nostro entusiasmo e di aver suscitato il vostro interesse, intrattenendovi. Nelle prossime settimane, avvieremo un nuovo ciclo di articoli con i quali condivideremo alcuni aspetti degli incontri online a cui stiamo partecipando, grazie alla disponibilità di professionisti e manager dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità sociale. Con un po’ di fantasia intraprenderemo un viaggio futuristico descrivendo i possibili scenari del biodesign e delle applicazioni che la biologia può mettere a disposizione del mondo della moda. Al prossimo venerdì!

One of the oldest fibres used by man is mohair; Similar to silk for its shine and wool for its softness, this fiber is produced by the Angora goat, whose name is most likely derived from the capital of Turkey, Ankara. Its use dates back to ancient times, as can be inferred from the quotations of the biblical texts, in which it refers the use of the shining fleece of this goat to weave the tents of the Jewish tabernacle.

The fleece of the angora goat is candid and shiny and its origin is hypothesized as a result of a genetic mutation practiced on the hair of a goat native of Turkestan. The colors were initially very varied, while today the white mantle is the predominant.

Similarly to what China did for thousands of years with silk, Turkey forbade for a very long period the export of these precious animals, until in 1838 a small number of castrated females and males were exported to South Africa. Fortunately, one of the females gave birth to a boy and from here the South African mohair industry began. The breeding of angora goats has subsequently spread also in Texas, but today we can find the most valuable breeds in South Africa. The South African mohair is distinguished by its sheen, cleanliness and uniformity of the fibres and the absence of impurities. Another important characteristic is the high resistance to the crease that therefore makes it suitable for the production of incurable garments.

Mohair is widely used both in knitwear and in the production of fabrics: for the finest fabrics is used kid mohair, the fiber obtained from the first sheaf of the animal, which takes place within the first ten months of life. From the finest kid mohair, with a fineness of 24 microns, up to the adult mohair of 36 microns, Mohair is a fiber much in demand by the textile industries for its versatility, which allows to produce a wide range of different garments, from luxurious men’s clothes to the women’s jerseys.

Be careful, dear readers, during your purchases, do not to confuse the mohair with the angora, which is instead the fleece of the homonymous rabbit. On the label the mohair is indicated by the initials WM, while the angora with WA.

The cycle of the articles dedicated to these wonderful noble fibers ends here. You have followed us in so many ways and we are very proud of it. We hope to have passed on our enthusiasm and aroused your interest, entertaining you. In the coming weeks, we will start a new series of articles with which we will share some aspects of the online meetings we are participating in, thanks to the availability of professionals and managers of technological innovation and social sustainability. With a little imagination we will embark on a futuristic journey describing the possible scenarios of biodesign and the applications that biology can make available to the fashion world. See you next Friday!

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