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L’arte del tessere: il dono più prezioso dell’Olimpo

Secondo la mitologia classica l’arte del tessere nacque per effetto della sfida fra la dea Pallade Atena e Aracne, la fanciulla figlia del tintore Idmone di Colofone. La sfida prevedeva la tessitura di un drappo istoriato che raffigurava il mondo olimpico e gli dei. Una volta terminato il lavoro, Aracne si dimostrò molto più talentuosa della dea, perché a differenza di Atena, la giovane aveva espresso sul drappo tutto il pathos di un racconto anticonvenzionale e anticelebrativo delle imprese divine. Anziché narrare le virtù degli immortali abitanti dell’Olimpo, la giovane aveva preferito narrarne i vizi. Atena, arrabbiata, decise di punire la rivale per l’umiliazione subita. Fece a pezzi la tela di Aracne e dopo averla trasformata in un orrido e peloso ragno, la condannò a filare e a tessere eternamente.

Sebbene in realtà le cose siano andate diversamente, il racconto mitologico contiene un profondo insegnamento morale. La storia di Aracne rappresenta il tentativo di minare l’immutabile ordine naturale delle cose.


Quando si entra all’interno dell’ufficio di progettazione tessuti e nel reparto di tessitura si ha la sensazione di trovarsi di fronte alle due protagoniste sopracitate della mitologia classica: da un lato la dea Atena rappresentata egregiamente dai tessuti classici, preziosi e confortevoli, messaggeri divini del fascino della storia e della tradizione del Made in Italy; dall’altro lato Aracne rappresentata dai tessuti super contemporanei commissionati da brands consolidati ed emergenti che rompono in maniera irriverente con la tradizione, distruggono tutti i codici estetici del passato per riscriverne dei nuovi. D’altronde la sfida tra la dea Atena e la giovane Aracne è la stessa che le aziende tessili, oggi, si propongono di raccogliere in un mercato in continua evoluzione: coniugare il savoir faire italiano al desiderio dei creativi di sperimentare nuovi tessuti in grado di raccontare un’inedita narrazione.


La progettazione tessuti e la tessitura sono i due temi affrontati durante le ultime attività di stage svolte presso alcune delle più importanti aziende tessili italiane. All’interno degli uffici di progettazione abbiamo avuto la possibilità di immergerci nel poliedrico quanto complicato mondo dei disegnatori. Questi ultimi sono coloro che traducono la poesia in prosa, quelli che coniugano creatività e conoscenza tecnica.

Durante le due settimane di stage abbiamo imparato a scampionare diversi tessuti per capirne e studiarne la struttura; abbiamo sperimentato l’utilizzo del Cad per riprodurli digitalmente; ci siamo persi all’interno degli archivi dove libri giganti che raccolgono tessuti provenienti anche da secoli passati vengono ancora oggi consultati come fonte di ispirazione per la progettazione di nuovi tessuti; abbiamo consultato book tendenze e realizzato cartelle tessuti cercando di abbinare colori e materiali guidati dal nostro personale senso estetico.



Una volta terminato lo stage in progettazione abbiamo avuto modo di assistere alla materializzazione dei disegni sviluppati dai disegnatori attraverso le fasi di produzione di un tessuto: orditura, imbozzimatura, incorsatura, tessitura e controllo sul tessuto greggio.

L’orditura consiste nel disporre tutti i fili verticali che compongono il tessuto uno accanto all’altro arrotolati su di un cilindro metallico chiamato subbio. L’imbozzimatura serve a rendere più robusti i filati di ordito affinché possano sopportare le tensioni in fase di tessitura. Ogni filo, precedentemente arrotolato sul subbio, viene fatto passare all’interno delle lamelle guardiaordito, attraverso maglie dei licci e i denti del pettine (incorsatura). Il tessuto nasce dall’incontro tra il filo di trama e quello di ordito ed è tanto più prezioso quanto più pregiata è la materia prima e la creatività del disegno e della struttura (tessitura); infine il tessuto greggio ottenuto viene controllato su di una macchina chiamata “Tribunale” nelle fasi di rammendo e pinzatura.

In tessitura le maestre tessitrici si occupano di vigilare su migliaia di fili in movimento, continuamente attente al corretto svolgimento di tutte le operazioni. Qualora un filo dovesse rompersi, la tessitrice sarà pronta a ripararlo immediatamente con un nodo che non lasci segni visibili sulla pezza.

Infine, il tessuto greggio così ottenuto viene sottoposto alla fase di controllo dalle rammendatrici che si occupano di eliminare eventuali piccoli difetti così da renderlo impeccabile una volta finito.


Le esperienze vissute in queste due fasi della filiera hanno contribuito in maniera significativa ad ampliare la nostra formazione nel settore e ad arricchire il nostro personale immaginario visivo. E tutto questo è stato ancora una volta possibile grazie alle aziende che ci hanno aperto le loro porte e invitato ad entrare all’interno delle loro straordinarie realtà:


Lanificio Angelico


Lanificio Botto Giuseppe & Figli


Lanificio Drago


Lanificio Fratelli Cerruti


Lanificio Guabello – Biella Manifatture Tessili


Loro Piana


Lanificio Piacenza 1733

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